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giovedì 30 luglio 2009

Neda: l'eroina probabilmente mai morta

Al giorno d'oggi succede anche che si crei un simbolo per fissare un evento nella testa degli umani.
Del ragazzo cinese che si piazzò davanti ai carri armati in Piazza Tiananmen, durante gli incidenti a Pechino nell'89, non si è mai saputo nulla: sono bastate quelle immagini e quella foto che ormai sono passate alla storia per farne un simbolo.
Di Neda, la presunta vittima delle recenti manifestazioni in Iran, ne sono state dette di tutti i colori e io sono uno di quelli che pensano che la sua morte sia stata una goffa messa in scena. Sebbene in Iran ci siano state decine di morti, oggi c'è stata una manifestazione per ricordarli proprio al cimitero dove è "sepolta" Neda.
Lo avete visto il film "Sesso e potere"? Il titolo originale è "Wag the dog": il popolo americano, e non solo, (il cane) viene preso per il culo da poche persone (la coda).
Non è un capolavoro, ma fa riflettere, e molto.
Avete letto "Vendere la guerra"? Idem come sopra.

martedì 12 maggio 2009

Benedetto XVI e la Shoah

A Gerusalemme il Papa invoca a non negare la Shoah, ma non pronuncia mai i persecutori: i nazisti tedeschi.
Potrebbero offendersi.
[Qui]

giovedì 19 febbraio 2009

Processo Politkovskaja: tutti assolti

Leggo questa notizia - più squallida del previsto - e sto per dire che la Russia è proprio un paese di m...
Ma penso a dove sono nato e a dove sto cercando di vivere e mi dico che forse è meglio star zitto.

venerdì 30 gennaio 2009

Il caso Battisti mi ha fracassato i cosiddetti

Finora l'ho presa sul ridere, adesso comincia a stufarmi.
Allora, chi è Cesare Battisti si sa.
Sul fatto che debba scontare le condanne non ci sono dubbi, ma francamente, con tutto il rispetto per i familiari delle vittime, a me che Battisti venga estradato o no, non me ne può fregar di meno. Credo che i problemi dell'Italia siano ben altri e non quello se giocare o no un'amichevole di calcio con il Brasile il prossimo 10 febbraio per farsi dare un ex terrorista.
Ad ogni modo: il governo e tanti italiani lo vogliono in Italia. Bene.
Un governo potente e autorevole come dico io avrebbe dovuto cercare di risolvere il problema a livello diplomatico senza tanto can can sui media. Una volta fatti tutti i passi dovuti e non raggiunto lo scopo, rimarrebbero due soluzioni. O mettersi il cuore in pace o, se proprio 'sto Battisti si vuole punire, si fa un blitz sulle spiagge di Rio. Si prende e si porta a casa. Do you remember Abu Omar?
Non si può perché sennò succederebbe uno scandalo internazionale? Allora si giustizia sul posto, poi si comunica alle famiglie delle vittime che giustizia è stata fatta.
Non trovo altra soluzione, ma finalmente i media e il governo la smetteranno di frullarmi i maroni e forse dedicheranno il loro tempo a problemi che riguardano tutti.

sabato 10 gennaio 2009

Qualcosa sulla guerra a Gaza

Vorrei scrivere qualcosa a proposito di ciò che sta avvenendo a Gaza, anche se non so da che parte cominciare, per cui, probabilmente, questo post sarà un po' confuso: un'accozzaglia di pensieri, più che altro.
Si potrebbe cominciare dalle uccisioni di bambini e civili da parte dell'esercito Israeliano, da condannare senza indugio.
Ma mi sono accorto che da dietro un monitor, seduti comodamente a casa propria, è un po' facile spararle grosse, sia da una parte che dall'altra.
Siccome da una parte ce ne sono molti che le sparano, io mi metto un momentino dall'altra e vediamo se riesco a spiegarmi.
Se si vuole andare troppo indietro nel tempo, si potrebbe parlare di Marx e della sua "questione ebraica". Secondo lui per emancipare gli ebrei si sarebbe dovuto prima convertirli.
Un po' discutibile la cosa. E' come se per emancipare me qualcuno volesse prima convertirmi a qualsivoglia religione.
Comunque ci ha pensato Stalin, in seguito.
Ma non vorrei andare così indietro sennò si finisce anche per parlare di Herzl e di Pinsker e, lo ammetto, non sono abbastanza preparato per fare una eventuale discussione al riguardo.
Mi ha colpito, però, il post di Leonardo, uno dei migliori, devo dire, di tutti quelli che ho letto in questi giorni.
Leonardo riporta un hadith (o come lo vogliamo chiamare) di Maometto, trascritto nello statuto di Hamas del 18 agosto 1988, nell'articolo 7:

Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo; ma l’albero di Cedro non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei.

Se partiamo da qui tanto vale fermarsi subito e dire: ognuno (Palestinesi e Israeliani) sta facendo il proprio [sporco?] lavoro.
Inoltre, se la missione dei musulmani è quella di uccidere gli ebrei c'è ben poco da sperare e se i cosiddetti resistenti di Hamas si rifanno anche all'articolo 7 dello statuto, beh...scusate se dico che forse un po' di terrorismo c'è.
L'articolo 8, all'inizio, recita così:

Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio.

Leggo con passione i reportage di Vittorio Arrigoni (uno che alla parola "reportage" ha ridato il suo valore originale) anche perché da qualche giorno sono pubblicati da il Manifesto.
Arrigoni è dentro fino al collo nella guerra, a Gaza. E ci racconta le cose viste da là.
Ma qualcosa di ciò che ha scritto mi ha fatto riflettere ancora di più.
Non dovrebbe meravigliarsi quando scrive:
Un plotone di esecuzione ha messo al muro Ippocrate, ha puntato e fatto fuoco. Le allucinanti dichiarazioni di un portavoce dei servizi segreti israeliani, secondo cui l'esercito ha ottenuto via libera a sparare sulle ambulanze perché a bordo c'erano presunti membri della resistenza palestinese, danno il quadro di quale valore in questi giorni dia alla vita Israele, le vite dei nemici, s'intende.

perché sa benissimo che importanza danno i kamikaze alla vita loro e a quella degli israeliani, per dire. E mi sarebbe piaciuto di più se avesse scritto: "Danno alla vita la stessa importanza che danno i terroristi di Hamas e i kamikaze agli israeliani".
E come mai non ci dice perché i cosiddetti combattenti si rifugiano negli ospedali, nelle moschee e nelle scuole? Non sono loro stessi, così facendo, a mettere a repentaglio la vita di bimbi e civili?
Ma ripeto, è difficile essere obiettivi, in certi frangenti, e lo capisco.
Arrigoni ci racconta anche dei tunnel che portano dall'Egitto capre, mucche e cibo in genere. Arrivano anche le armi.
Ma qui mi sorge un'altra domanda: se da quei tunnel arrivano cibo, armi e soldi (i fratelli dell'Arabia Saudita finanziano Hamas, se non sbaglio, così come li finanzia l'Iran, per quanto possibile) come mai molti palestinesi sono alla fame? Come mai i bambini invece di essere a giocare in piazza, come se nulla fosse, non sono in rifugi un po' più attrezzati? Da noi, quando c'era la guerra, i vecchi, le donne e i bambini non stavano sul campo.
La voglio dire tutta, perché come si è visto, i musulmani hanno una visione diversa della morte, rispetto a noi. Temo che la disperazione con cui mostrano i corpi senza vita dei bambini, sia anche un po' un motivo di orgoglio, se prendiamo come riferimento il famoso inizio dell'articolo 8 dello statuto.
Ma posso sbagliarmi.
Guardiamo un po' dall'altra parte.
Non sono un pacifista, sono un tipo pacifico. Se qualcuno mi tira delle pietre nelle finestre, sono talmente buono che prima gli chiedo come mai me le tira. Ma se non mi risponde e continua, alla fine perdo la pazienza e non gli tiro le pietre, prendo l'arma che ho in casa e gli sparo (se in casa ho un'arma da fuoco). I miei avi ai saraceni gettavano olio bollente dalle torri barbaresche: si difendevano come potevano. E gli altri incendiavano il paese, nel frattempo.
Spero di essermi spiegato.
I pacifisti mi ricordano un po', perlomeno la maggior parte di loro, i vegetariani che la domenica mangiano pesce perché "sai..mi ha invitato mia madre, non potevo dire di no".
Come mai non hanno fiatato quando su Israele piovevano i missili di Hamas? Non mi si risponda "perché sono missili che fanno ridere" perché credo che non si sarebbero mossi neppure se fossero stati gli Scud che usava Saddam Hussein.
Nel frattempo le bandiere della pace che sventolavano ai balconi nel 2001 o giù di lì, sono scolorite. Ma in Iraq la guerra continua, in Afghanistan pure e direi che le bandiere (con tutto il rispetto per chi le portava o le esibiva) sono servite a ben poco.
I bambini. E' orribile vederli morti, ma mi chiedo se l'orrore sarebbe lo stesso se a morire fossero i bambini di Sderot, anziché quelli di Gaza. Perché io certe domande me le pongo.
Adesso il web è inflazionato da foto di bambini palestinesi morti ed è giusto: quelle foto (sebbene sulla veridicità di alcune, se mi si permette, posso avere qualche dubbio) ci ricordano quant'è brutta la guerra.
Ma Israele, a quanto dicono, si stava preparando a questa offensiva già sei mesi fa. Se lo so io, avrebbero dovuto saperlo anche i palestinesi. La guerra non è un picnic.
Mi dispiace che Robecchi, uno che stimo e mi fa riflettere con sarcasmo, abbia preso per il culo i call center israeliani che telefonavano per avvertire la popolazione (anche con il lancio di volantini): cosa dovevano fare di più?
Nessuno dice che in certi reportage televisivi quando i bambini palestinesi vengono intervistati e viene chiesto loro cosa ne pensano degli israeliani, rispondono, senza magari rendersene conto, per carità, che "sono dei porci".
E qua si torna al punto di partenza: basta leggere lo statuto di Hamas.
Hamas è una creatura del Mossad, ho letto da qualche parte. Un po' come i mujaheddin sono stati creati e addestrati dalla CIA per combattere i Russi in Afghanistan, quello che sembra secoli fa.
Ci può stare, come ci può stare che Saddam faceva comodo agli Usa quando sterminava i curdi, ma intanto la situazione è quella che è.
Vorrei tanto che Arrigoni ci raccontasse anche di quei palestinesi che non condividono l'operato di Hamas perché sono convinto che, anche se Hamas ha vinto elezioni regolari e democratiche (non sto a discutere di democrazia in Palestina sennò mi perdo, scusate, eh), qualcuno ci sarà che non condivide le sue azioni. Un po' come da noi ai tempi dei bombardamenti nella ex Jugoslavia: non strappavamo il cuore a D'Alema, ma con il governo ce l'avevamo un po' su. O ce lo siamo dimenticato?
A quanto pare, però, in Palestina l'opposizione non può esprimersi. Sembra che 75 componenti di Al Fatah, che con Hamas non è tutta rose e fiori, siano stati gambizzati e una trentina di palestinesi uccisi con l'accusa di essere spie.
Per finire, e per chi è riuscito ad arrivare fin qui: la mia speranza è che tutto possa terminare il più in fretta possibile, che il terrorismo sia sconfitto e che in Medio Oriente possano in futuro, e nei secoli, convivere in pace due Stati e due Popoli.

mercoledì 19 novembre 2008

Sull'arresto di Vittorio Arrigoni

Vorrei poter scrivere un post chiaro e semplice sull'arresto del blogger italiano Vittorio Arrigoni (Guerrilla Radio), ma credo di non poter riuscirci. Perché Vittorio era su una barca di pescatori palestinesi ed è stato arrestato dalla Marina militare israeliana. Quando in ballo ci sono questi due punti fermi, non ci vuole niente a far dire a qualsiasi cretino che sei filopalestinese o filoisraeliano.
Ho appreso la notizia leggendo il blog di Alberto e ci sono rimasto malissimo, la prima reazione è stata di sdegno e delusione. L'esercito israeliano di terra, di aria e di mare, esagera spesso e stavolta c'è di mezzo un italiano, un blogger con le palle.
Però, come ho scritto nel commento di Alberto, ho poi voluto informarmi meglio, prima di partire lancia in resta. E ho trovato due agenzie: una dice che la barca su cui si trovava Vittorio ha sconfinato in acque israeliane, motivo per cui la Marina l'ha fermata e ha portato tutti prima all'aereoporto, poi in cella.
L'altra agenzia dice che la barca si trovava ancora in acque territoriali palestinesi.
Bisognerebbe poter stabilire dove sta la verità. Perché è naturale che sia dispiaciuto per quanto successo a Vittorio, ma se vogliamo ragionare obiettivamente, a seconda di come stanno le cose, si potrebbe anche essere portati a pensare che "se la sia cercata".
Sappiamo bene com'è la situazione, laggiù. Non è come quando a Monaco avevano fermato, arrestato e tenuti al fresco per due notti tre pescatori italiani che avevano "sconfinato". Sono i luoghi e il momento storico a cambiare tutto il ragionamento.
Da una parte ci sono i palestinesi che cercano di andare a pescare dove le acque sono più generose, dall'altra le forze militari israeliane che sospettano di tutto e di tutti. Il perché di tutto lo sappiamo.
Perciò, per quanto riguarda Vittorio, mi voglio limitare ad augurargli che questa brutta storia finisca bene e in fretta.
Un capitolo a parte riguarda i blogger, l'informazione e il nostro Ministero degli Esteri.
La blogosfera si è mobilitata: non in massa, ovviamente, ma si è mobilitata. Vittorio è di sinistra e figuriamoci se una parte sta a perdere tempo con la sua storia. Tra parentesi: hanno anche arrestato un blogger iracheno*, ma quello è iracheno e accusato di spionaggio, a noi che ce frega? E poi sarà o no una spia? Mah.
Ma i blogger è così che dovrebbero fare, se ci fosse più solidarietà tra noi tutti, lo dico da un bel po'. Purtroppo penso anche che se avessero arrestato da qualche parte un blogger di destra - inutile essere ipocriti - in un contesto politico, probabilmente non ci scriverei un post.
I quotidiani italiani, online e di carta, hanno dimostrato ancora una volta la tristezza che sono.
Solo su l'Unità e sul Manifesto ho trovato qualcosa in merito. Ora se si va su google news inglese e si cerca "Vittorio Arrigoni" escono fuori un bel po' di notizie da siti stranieri e poche da quelli italiani. Eppure la cosa è seria, molto più della caccia alla volpe di Emma Thompson al David Letterman Show, per dire.
Anche dalle nostre fonti governative non si è riusciti ad avere due righe in proposito. Forse bisognava che fossero i Tuareg a rapire Arrigoni, non so, allora Frattini forse qualcosa avrebbe detto.
Spero che Vittorio torni presto. Probabilmente non mi ha mai letto e non mi leggerà mai, ma non importa: ho scritto quello che la coscienza mi ha suggerito di scrivere.
"Per lottare non servono grandi discorsi retorici, basta guardarsi intorno e decidere da dove iniziare."
Letta qui: una delle cose migliori dette in proposito.
E il mio discorso è stato lunghissimo, anche se spero non retorico.

*e.c.: Il blogger in questione è iraniano ed è stato arrestato a Teheran

martedì 18 novembre 2008

Il processo-farsa per l'assassinio della Politkovskaja

Il processo per l'assassinio di Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa nell'ascensore di casa sua, il 7 ottobre 2006, si terrà a porte aperte e tutto ciò ha il sapore della presa in giro perché del mandante non si sa ancora nulla.
La Politkovskaja era una giornalista scomoda che proprio in quel giorno stava per pubblicare un articolo sulle torture commesse dalle forze di sicurezza cecene legate al primo ministro Ramsan Kadyrov [fonte].
Molto probabilmente non sarà fatta luce sul mandante dell'assassinio che a tutt'oggi è ancora sconosciuto. Pagheranno i pesci piccoli: Pavel Ryaguzov (sospettato di aver fornito al killer l'indirizzo di casa della giornalista), Sergei Khadzhikurbanov, Dzhabrail e Ibragim Mukhmudov che seguirono la Politkovskaja nei giorni che precedettero la sua morte. Quello che è considerato il killer, Rustam Makhmudov è latitante e il mandante ovviamente è ancora sconosciuto.
Forse è lo stesso che ha fatto picchiare qualche giorno fa il giornalista Mikhail Beketov e che ora è in fin di vita. Si stava occupando di speculazione edilizia a Mosca, con inchieste pubblicate sul quotidiano di cui è direttore: Khimkinskaia Pravda.
Un po' come succede dalle nostre parti: se scrivi un libro scomodo ti minacciano, se fai un'inchiesta seria ti dicono che potresti aiutare le Brigate Rosse nei loro presunti sanguinosi piani.
Poi verrà il giorno in cui finirà proprio come in Russia, se andiamo avanti così: è più rapido ed efficace.

mercoledì 12 novembre 2008

Il grande salto

Il gran salto del Vaticano: oltre a frantumare i maroni oltretevere prova a romperli anche oltreoceano.
Laggiù la vedo dura, comunque.

mercoledì 5 novembre 2008

In the valley of Barack

giovedì 11 settembre 2008

11 settembre 2001

Oggi è l'11 settembre. Scorrendo le prime pagine dei più importanti quotidiani italiani non ho trovato neppure un trafiletto sugli attentati alle Torri Gemelle di sette anni fa.
Forse non ho guardato bene e ho dovuto ricontrollare il giorno perché, mi son detto, avrò sbagliato data. Eppure no: è l'11/9.
Evidentemente hanno esaurito la scorta di palle da raccontarci, ma almeno una parola sulle quasi 3000 vittime avrebbero potuta spenderla e magari invece di menarmelo con il Buco-Nero-fine-di-mondo avrebbero potuto ricordare il buco vero di Ground zero.

venerdì 6 giugno 2008

Guantanamo: iniziato il processo per l'11/9

Si è aperto a Guantanamo il processo ai cinque sospetti di Al Qaeda e presto il mondo intero saprà finalmente come sono andate realmente le cose l'11 settembre 2001 alle Twin Towers.
L'imputato principale, Khalid Sheikh Mohammed, che i militari chiamano amichevolmente KSM, si dice pronto al martirio, ha chiesto di essere condannato a morte e ha rifiutato gli avvocati difensori (immagino dei Taormina statunitensi).
Gli USA hanno dimostrato di essere la democrazia per eccellenza quando, su sua richiesta, il ritratto che gli era stato fatto (le telecamere e i fotografi non sono presenti al processo) è stato corretto perché il naso non era venuto bene.
Khalid Sheick Mohammed ha detto tra l'altro che certe sue dichiarazioni sono state ottenute sotto tortura, come quando avrebbe detto che tutta la responsabilità dell'11 settembre è sua "dalla A alla Z". Ma questi sono dettagli.
Tra gli altri 4 imputati c'è Walid Bin Attash che ha perso una gamba in Afghanistan nel 1997. Magari oltre a Osama Bin Laden è capace che gli statunitensi troveranno pure la gamba di Attash, oppure troveranno Osama con tre gambe e allora saranno cavoli amari.
Ramzi Ben Al Shaiba, l'altro terrorista, secondo i militari avrebbe problemi mentali. Ecco: se lo difendesse Taormina probabilmente chiederebbe di sapere se i problemi mentali gli sono venuti da quando è a Guantanamo (per aver preso magari troppe pallonate giocando a football nel verde campo adiacente) o se ce l'aveva prima dell'11 settembre. Magari si capirebbe se uno che è fuori di melone è in grado di organizzare tutto quello che sappiamo essere stato organizzato.
Gli altri due imputati sono Ali Abdul Aziz Ali (con un nome così va poco lontano di sicuro) e Mustafà Ahmed Al Hawsawi (questo pure) e stanno bene: in fondo sono in galera da pochi anni e a Guantanamo, si sa, si vive da Allah.

martedì 3 giugno 2008

Al vertice FAO Berlusconi racconta barzellette

E il Corriere la riporta come fosse una reliquia, chiamando Berlusconi "Silvio", come da tempo usa fare Feltri su Libero.
A parte il fatto che già di per sé non fa neanche più ridere Berlusconi, figuriamoci 'sta barzelletta.
Ora so che dopo averla letta avrei dovuto rotolarmi sul pavimento ridendo e mi scuso se non contribuisco a far respirare il clima politico che gli italiani hanno voluto dopo le elezioni, come dice Fini, ma a me 'sta fetecchia non fa ridere proprio per niente.
Giudicate voi.
«Una volta Carlo Marx ritornò in Russia e chiese al Soviet di poter parlare ai lavoratori per un mese. Il Soviet negò il permesso. Allora Marx chiese di poter parlare per una settimana, e il Soviet disse "no" e così rispose anche alla richiesta di Marx di parlare per una settimana, per un giorno e anche per un'ora. Alla fine gli fu concesso di parlare per tre secondi. Marx prese il microfono e disse:' "Lavoratori di tutto il mondo, scusatemi..."».
Può darsi che leggendola a Veltroni sia venuto da ridere, a Bertinotti da sorridere e a Fassino da ghignare, buon per loro. Io non la leggo più sennò mi viene da vomitare.

lunedì 26 maggio 2008

Osama Bin Laden sul tetto del mondo!

Oggi sui blog che leggo quotidianamente non ho trovato una parola sulla nuova venuta alla ribalta di Osama Bin Laden.
Non ve ne frega più niente, eh?!
A me invece 'ste cose mi fanno più sballare dei bacini della Finocchiaro a Schifani e allora spendo due parole in proposito.
Si dice che Bin Laden, o perlomeno lo dice la TV satellitare Al-Arabiya, sia stato scovato dalla CIA e che si nasconda sul K2, il tetto del mondo.
E che, udite udite, stia preparando un nuovo 11 settembre.
Al GR1 delle tredici ho sentito addirittura che lassù si nasconderebbero tutti i capoccioni di Al Qaeda, compreso Al Zawahri dato per morto da tempo, come peraltro è stato dato per morto Bin Laden nientepopodimenoche da Benazir Bhutto in questo video.
Non vorrei che questa "scoperta" della CIA servisse a far casino sul K2 perché il rischio valanghe è altissimo, tra l'altro.
E vorrei sapere come possa viverci un essere umano e, se sì, come fa da lassù, senza sufficiente ossigeno, a elaborare piani mica male tipo quello dell'11 settembre.
A questo punto faccio un appello a Bin Laden.
Visto che da tempo o ci propinano nastri registrati da chi e chissà quando, o video che sono peggio di quelli amatoriali su 8tube, si faccia vivo sul serio, magari telefonando in diretta a Forbice o a Cruciani, o al limite mi chiami su Skype perché 'sta soddisfazione di sapere se è vivo o morto me la vorrei togliere una volta per tutte.

venerdì 28 marzo 2008

Il boia può attendere

La corte federale d'appello di Philadelphia ha annullato la condanna a morte di Mumia Abu-Jamal, condannato alla pena capitale nel 1982 e nel braccio della morte da 26 anni.
L'accusa potrà presentare ricorso entro 180 giorni, in caso contrario, la pena sarà commutata in ergastolo.
Mumia è stato, ed è tuttora, un simbolo per chi è contrario alla pena di morte.
Nato nel 1954 a Philadelphia, fu arrestato il 9 dicembre 1981 con l'accusa di aver assassinato un agente di polizia. Mumia era già un noto giornalista radiofonico e Presidente dell'Associazione dei Giornalisti Neri di Philadelphia, membro delle Pantere Nere e del movimento "Move". Giornalista scomodo, in città era conosciuto come "la voce dei senza voce" e secondo il Potere era persona da "tenere sotto controllo", tanto che per la prima volta nella storia degli Stati Uniti d'America, una notte elicotteri bombardarono le abitazioni del quartiere dove operava il movimento.
Dopo l'arresto, il 3 luglio 1982, fu condannato a morte. Mumia fece ricorso, con la richiesta di rifare il processo, perché lo riteneva ingiusto e si dichiarava innocente, ma il ricorso fu respinto.
A quanto risulta dal libro "Death Blossoms" scritto da Mumia dal carcere, la pena di morte fu annullata nel 1995, poco prima dell'esecuzione e da quell'anno si trova nel braccio della morte.
Da là ha scritto un libro che ha fatto scalpore e infastidito non poco il Potere: "In diretta dal braccio della morte" in cui scrive delle torture (non solo psicologiche) che subiscono i carcerati.
Il libro gli diede modo di far conoscere a tutto il mondo la sua situazione e i movimenti in suo favore e contro la pena di morte iniziarono a ingrandirsi.
Per questo fu ulteriormente punito, ma nonostante ciò, scrisse ancora "Death Blossoms" stampato in Italia nel 1999 dall'editore R. Massari, in cui Mumia scrive pensieri e testimonianze dal braccio della morte.
Deve essermi sfuggito qualcosa, se già nel 1995 era stata annullata la pena: forse nel frattempo i tribunali avevano deciso qualcosa di cui non sono a conoscenza.
La notizia che conta, in ogni modo, è quella di ieri e si spera che a Mumia sia fatto un nuovo processo in cui possa dimostrare la sua innocenza.

"Non si può uccidere un libro" - Mumia Abu-Jamal -

martedì 18 marzo 2008

USA: tra moglie e marito non mettere il Teddy

E' il bello degli Stati Uniti.
Dalle guerre alle stragi nei college, dai concerti rock alle finali di football, loro fanno sempre le cose come Dio comanda.
Sono tutto casa e chiesa, puritani e "oh my God!", ma quando qualcuno ci si mette, beh, non c'è competizione: sono i migliori del mondo.

venerdì 14 marzo 2008

Tibet



Sottofondo

domenica 9 marzo 2008

Ha vinto Zapatero

Zapatero ha rivinto e faccio solo una piccola considerazione.
Se gli spagnoli hanno votato PSOE con il 45% delle preferenze, un motivo ci sarà. Nelle cosiddette democrazie è facile che alla tornata successiva vinca chi è all'opposizione (vedi la Francia che a livello locale ha visto la sconfitta di Sarkozy).
La Spagna fa eccezione. L'Eta (lo sarà, non lo sarà) o chi per essa, ha provato a metterci lo zampino, ma Zapatero ha vinto alla grande. Avrà sicuramente dei difetti, ma uno come lui, qua da noi, ce lo sognamo di giorno e di notte: si è tolto dai piedi Aznar (e pare definitivamente) e ha risollevato la Spagna.
Il socialismo (se così lo vogliamo chiamare - sempre meglio del buonismo e del tuttismo) in Europa, da qualche parte, c'è.
Qua Boselli offre una candidatura a Mastella.
La differenza tra noi e il resto d'Europa potrebbe già essere tutta lì.

domenica 30 dicembre 2007

Bin Laden: vivo o morto va bene lo stesso

Non c'è neppure più gusto a indovinare quando arriverà il nuovo video di Bin Laden: è troppo prevedibile.
Infatti anche stavolta, dopo l'assassinio di Benazir Bhutto, è arrivato. E' un messaggio audio in cui Bin Laden esorta gli iracheni a stare uniti contro Bush.
Ma c'è un piccolo problema.
Il video che segue è tratto da una lunga intervista del noto giornalista David Frost a Benazir Bhutto, sul canale inglese di Al Jazeera.
L'intervista è del 2 novembre scorso e la Bhutto, al minuto 2.14, dice candidamente "..l'uomo che ha ucciso Bin Laden" senza essere corretta dal presentatore che non ha fatto neanche una piega. O era distratto o lo sa anche lui. E non credo che BB abbia fatto una gaffe.
Se Bin Laden è morto, i casi sono due: o i suoi messaggi sono dei falsi, o pre-registrati. Ma i giornalisti nostrani fanno finta di niente.



giovedì 27 dicembre 2007

Benazir Bhutto vittima di un attentato

Ho letto la notizia intorno alle 15.30 e su tutti i siti dei quotidiani online non ne ho trovato uno che avesse dubbi: Benazir Bhutto è stata uccisa da Al Qaeda, che ha rivendicato l'attentato.
Tutti uguali e sicuri: repubblica, corsera, la stampa ecc.

Benazir Bhutto
Ho cercato qualcuno che fosse meno sicuro e da poco sulla home di repubblica compare: "Il marito: è opera del governo".
La Bhutto era un ingombro e non per Al Qaeda, ma per il governo pakistano.
Già il giorno del suo ritorno in patria dopo il lungo esilio, durante un comizio c'era stato un attentato che aveva causato più di cento vittime. E la Bhutto l'aveva detto chiaro e tondo che la responsabilità era da attribuire al governo che non aveva preso le dovute precauzioni, nonostante l'allarme dei servizi segreti.
Non conosco bene la storia di questa donna (Giulietto Chiesa in un suo articolo del 10 ottobre scorso si chiede come mai, quando era lei alla presidenza, il mostro dei taleban pakistano-afghani sia concepito negli ambienti dell'ISI, potenti servizi segreti interni) e probabilmente mi sbaglio sul giudizio perché mi sono sempre lasciato piuttosto influenzare dalla sua figura (a BB piaceva il rock, manifestava contro la guerra in Vietnam e va bene, sì, girava in decapottabile quand'era negli USA a studiare e recentemente portava occhiali di Chanel), in ogni caso la sua morte mi ha lasciato di sasso perché se in questo mondo si continua a uccidere chi si oppone, significa che siamo ancora molto indietro.

mercoledì 5 dicembre 2007

A chi credere?

Gli 007 statunitensi hanno stabilito che l'Iran aveva interrotto già nel 2003 il programma nucleare a scopo bellico.
Bush era già stato informato della novità due mesi prima del famoso 17 ottobre scorso, quando aveva detto che se l'Iran non avesse interrotto il programma, il rischio di un terzo conflitto mondiale era altissimo.
Nonostante ciò si ostina a dire che non è cambiato nulla e mantiene prioritaria l'opzione militare.
Come se non bastasse, il sottosegretario Nicholas Burns questa settimana ha girato l'Europa per convincere gli alleati a varare nuove sanzioni contro l'Iran, pur essendo già al corrente del rapporto delle 16 agenzie di intelligence.
Ovviamente Ahmadinejad esulta perché dice che le accuse che gli venivano rivolte erano false. Ma Israele non crede al rapporto degli 007 statunitensi, sostenendo che quel furbacchione non ha mai interrotto il programma nucleare.
Questa storia mi ricorda troppo quella delle armi di distruzione di massa in Iraq, quelle che poi non sono mai state trovate e che però hanno permesso a Bush di fare ciò che sappiamo.
A chi credere?
Credere a Bush e a Ahmadinejad mi viene un po' difficile, sinceramente.
Scully e Mulder mi suggerirebbero: "Trust no one".