Ma come sono bravi certi giornalisti!
Ne volete la dimistrazione? Leggete qua e anche qua.
Trovo squallidi entrambi gli articoli, ipocriti e con una leggera strizzatina d'occhio a chi il 25 aprile sta sulle palle.
Questi giornalisti sono ancora convinti che una volta morti i pochi partigiani rimasti, morirà anche il ricordo della Resistenza. Sbagliano perché ci sono molti giovani ai quali i loro nonni hanno raccontato di quei giorni in cui l'Italia si è liberata dal nazifascismo.
Sbagliano perché continuano a far girare il disco del "partigiano=comunista" giusto per spaventare chi non conosce bene la storia. Nei partigiani c'erano anche tanti socialisti e cattolici con un unico scopo comune: levarsi dalle palle i fascisti e i nazisti.
E ci sono riusciti.
Alla fine del suo memorabile pezzo, Giordani Bruno Guerri scrive che "la preoccupazione vera è e sarà - deve essere - un'altra: la scuola, la scuola, la scuola."
Bisognerebbe sapere cosa intende di preciso perché se la scuola sarà dotata dei libri di storia voluti da Dell'Utri, allora l'autore può mettersi il cuore in pace: il 25 aprile sarà presto dimenticato.
Ma ha sottovalutato una cosa: la parola, quella detta, che è passata di bocca in bocca, che da mio padre è venuta a me e da me è andata a mio figlio e forse un giorno andrà ai miei nipoti.
Stasera tanto per cominciare, al Cinema Centrale della mia città, sarà proiettato un film documentario girato da Remo Schellino e Erika Peirano intitolato "U Megu" (il dottore) sulla figura di Felice Cascione, comandante partigiano ucciso dai nazifascisti il 27 gennaio 1944 a seguito di uno scontro a fuoco sulle montagne non tanto lontano da qua.