lunedì 12 luglio 2010

Claudio Sabelli Fioretti intervista Don Luigi Verzé

“Nessuno ferma la scienza nemmeno la Chiesa”
“Torneremo a vivere 120 anni e la medicina ci aiuterà. Io credo a ciò che è stato scritto su Matusalemme”
«Il Signore mi spiega le cose da fare e io obbedisco. Non c’è santo che tenga»
«La Chiesa sta perdendo il mondo perché non rispetta il precetto dell’amore»
«Se io fossi Papa non farei il monarca ma tutte le mattine starei davanti a Gesù a pensare. E la Chiesa? Che si arrangino quelli della segreteria di Stato»
«Noi facciamo parte del Genoma di Dio e sento che non morirò, ma ho una preoccupazione: che cosa farò quando sarò nell’eternità? Ho paura di stufarmi»
«Vorrei essere il Cristo dei nostri tempi Lui diceva: se avete fede in me, farete miracoli come i miei Io ho risposto: tu non hai fatto il San Raffaele e io l’ho fatto»
«Nessuno può creare la cellula artificiale E’ come l’anima»
«A un amico non ho staccato la spina e ai medici ho detto: decidete voi»

Lo chiamano anche «il Berlusconi di Dio», non si sa bene perché. Forse perché è amico del premier ed è prete. Forse perché ha messo in piedi dal nulla un impero, il San Raffaele, 700 medici, 1300 infermieri, 60 mila ricoveri all’anno.
Don Luigi Verzé ha combattuto battaglie senza quartiere con politici e magistrati, con amministratori e prelati. Non ha avuto paura di mettersi di traverso a papi e cardinali.
Un personaggio che non lascia indifferenti. È stato amico di Craxi e nemico di Montini. L’attuale Papa non scatena il suo entusiasmo. Però le curie che lo hanno combattuto aspramente per anni ora lo accettano e lo rispettano. Ha appena compiuto novant’anni ma non accenna a diventare malleabile.
Eccoci qua, don Luigi.
«Lei fa le domande, io do le risposte. Facciamo così?».
È un’intervista.
«Secondo me lei sa già tutto di me».
Da ragazzo la chiamavano «piloto».
«Che ne sa lei del piloto?».
Io di lei so tutto.
«Piloto è il paracarro. Io ero il paracarro dei miei fratelli. Quando facevano cose che non dovevano, io facevo in modo che i genitori non se ne accorgessero. Facevo il piloto. E adesso sono diventato il piloto di Dio».
Il palo di Dio. Cioè, Dio fa le cose che non si debbono fare e lei lo copre?
«No, sono un piloto mobile. Il Signore mi dice le cose da fare e io obbedisco».
L’obbedienza non mi pare la caratteristica della sua vita.
«Quando mi impediscono di fare una cosa che Dio mi chiede, non c’è Santo che mi tenga».
Non c’è Santo.
«Prima o poi la persona che mi impedisce di fare quella cosa sparisce».
Don Verzé, ma che dice?
«Lei è troppo malizioso».
Lei una volta ha detto: «Io non sono mai stato un buon povero servo»…
«Io sono stato un buon povero servo fintanto che don Calabria, il mio maestro, il santo, era vivo. Fu lui a mandarmi a Milano. Mi disse: “Il Signore vuole che tu vada a fare una cosa che farà parlare l’Europa intera”».
Poi è diventato un prete disobbediente.
«Lei è un furbetto. Vuole che le dica quello che non voglio dire»…
Dica…
«Il cardinale Montini mi disse: “Torni a fare il buon prete a Verona».
E lei obbedì?
«Dissi: “Se tornassi a fare il buon sacerdote, sarei un pessimo sacerdote. Mi dia la benedizione”».
E lui?
«Non mi diede la benedizione».
Montini disse che lei era interessato soprattutto ai soldi.
«Ma il Signore lo mandò a fare il Papa. E l’ostacolo scomparve».
Quando lei è in difficoltà arriva Dio.
«Un giorno ero in Palestina. Era una giornata di sangue. Viaggiavo su un pullmino guidato da un palestinese… ma mi sta seguendo? È attento?».
Certo. Un pullmino guidato da un palestinese.
«Guardi che la distrazione non è ammessa».
Adesso s’è distratto lei.
«È lei che mi ha distratto».
Stava parlando della Palestina.
«Ho chiesto: “Ma stiamo tranquilli?”. L’autista palestinese mi ha risposto: “Tranquillissimo, don Luigi. C’è un elicottero sopra di noi. Un elicottero del Mossad". Io ho sempre sopra di me il Signore che mi guarda. Posso star tranquillo».
Il Signore come elicottero del Mossad. Ottima metafora.
«Posso stare tranquillo».
Lei con le curie ha sempre avuto rapporti pessimi.
«Non sempre. Stamattina è venuto da me un vescovo. L’ho guardato negli occhi e gli ho detto: “Lei ha la faccia di uno che vuol diventare Papa».
E lui che cosa ha risposto?
«Ha risposto: “Si!”. Allora io gli ho detto: “Sto scrivendo un libro: un capitolo si chiama “Se io fossi Papa”».
Che cosa farebbe?
«Se io fossi Papa non farei il monarca, ma tutte le mattine starei davanti a Gesù Cristo a pensare. E la Chiesa? Che si arrangino quelli della Segreteria di Stato».
I vescovi andrebbero eletti per acclamazione, ha detto una volta…
«Chiunque può fare il Papa, purché sia santo».
Come si capisce chi è santo?
«Ho una certa esperienza. Ho conosciuto bene il cardinale Schuster, e anche don Giovanni Calabria. Uno beato, l’altro santo.
E sa riconoscere la santità...
«Riconosco il loro profumo. Profumo di santità».
Com’è il profumo di santità?
«Indefinibile. Rimani inebriato, come Dio stesso».
Lei ha anche scritto «Dieci pensieri per il prossimo Papa». Ma lei vuole fare il papa?
«Ho novant’anni. Una volta mi hanno chiamato i grandi della Chiesa e mi hanno proposto di farmi monsignore. Io ho risposto: “Gesù non era monsignore”».
Neanche Papa.
«Era un povero palestinese. Ed era Santo».
Lei è favorevole al sacerdozio femminile, al sacramento ai divorziati, alla procreazione assistita. Il solito disobbediente.
«Disobbediente? La Chiesa le farà queste cose».
Le farà?
«Ma certo. Il mondo, con la globalizzazione, diventerà una città sola. Ma la Chiesa, purtroppo, lo sta perdendo il mondo, perché non ha messo in atto il precetto del Signore: amatevi l’un l’altro come io vi ho amati. Lei è un clericale?».
No.
«Però ha la faccia da cappuccino».
Ho letto che in curia la consideravano «un maneggione e un affarista col pallino dell’albergatore».
«Una volta mi chiamarono a Roma, per sottopormi a un giudizio. Erano due monsignori di un “sacro dicastero”. Non mi chieda quale».
Quale?
«Non glielo dico».
Sarà la Sacra congregazione per la dottrina della Fede…
«Sono salito tremante per quelle scale. Mi hanno fatto un esame di due ore. Ma mi ascolta o no?»
Certo che l’ascolto.
«Mi sembrava distratto».
Don Luigi...
«Alla fine mi dissero: “Non si faccia intimorire dal cardinale Montini. Deve solo temere che la sua opera faccia fallimento”. Io dissi: “E se fallisco?” Uno dei due mi disse: “Se fallisce, un giorno prima si butti dalla finestra del quarto piano”».
E l’altro?
«L’altro disse: “Meglio che si compri subito una pistola e prima di fallire si spari”. Santa Madre Chiesa! Sacro Dicastero!».
Non ci credo. Le hanno consigliato di suicidarsi?
«È la verità. Come si fa a non dire la verità?».
La verità...
«La verità è che Dio è uno in tre persone e suo figlio si è incarnato nell’uomo. Quante volte si sentono dire queste cose qua? Che facciamo parte del genoma di Dio?».
Senta Don Luigi…
«Ma l’ha capita questa cosa qua?».
Veramente...
«Anche in lei si è incarnato! Ma lei ce l’ha questa consapevolezza?».
Proprio no.
«E io vorrei sapere se questi cardinali e questi vescovi ce l’hanno questa consapevolezza».
Lei ha detto una volta: «Sento che non morirò». Cosa voleva intendere?
«Io sento che non morirò, ma ho una preoccupazione: che cosa farò quando sarò nell’eternità? Ho il terrore di stufarmi».
La noia...
«E certo!».
Lei vuole fare arrivare l’uomo a 120 anni.
«Matusalemme quanti anni ha vissuto?».
Crede veramente che Matusalemme sia vissuto 969 anni?
«Poi le generazioni si sono stabilizzate sui 120 anni di media. Noi possiamo tornare a questa media. La scienza ci aiuterà».
Ma non è vero che vivevano 120 anni!
«Io credo a quello che è scritto. È ispirazione di Dio».
Lei è un prete individualista…
«Non posso. Ho bisogno di tutti. Ormai il San Raffaele è una città. Vuole che le racconti una barzelletta?».
Se proprio deve…
«Gliela racconto: il Signore ha fatto l’uomo, poi gli ha insufflato l’anima. A ognuno di noi il Signore insuffla l’anima. Dio, creatore, insuffla direttamente l’anima nello zigote. Queste cose le ho imparate studiando Aristotile, Socrate e Platone. Non si può non ragionare per incontrare la verità...».
Ci siamo persi la barzelletta...
«Dio decide di creare la donna. Fa l’anestesia all’uomo e gli toglie una costola. Ha in mano la costola di Adamo, passa un cane di corsa e gliela porta via. Il Signore rincorre il cane e lo prende per la coda, ma il cane tira e al Signore resta in mano la coda del cane. "E adesso?", pensa il Signore, "che cosa faccio io con la coda del cane in mano e la costola di Adamo nella bocca del cane? Beh, farò la donna con la coda del cane!". Bella, no? La racconti a sua moglie».
Non mancherò. Lei ha detto: «Volevo essere o un grande delinquente o un grande santo».
«È vero, è il mezzo che non volevo».
Mi parli del Papa.
«Quanto soffre!».
A lei non è molto simpatico, vero? Dica la verità.
«Insomma. Bisogna anche riconoscere la croce che il Signore gli ha buttato addosso. Giovanni Paolo II l’ha ricevuta sorridendo e continuando a gioire. Ratzinger, col carattere che ha, sente di più il peso della croce».
Il carattere che ha...
«Il carattere di un tedesco. Rigido. I tedeschi sono freddi. Una freddezza che pagano loro, poverini».
Anche lei è convinto, come Berlusconi, che l’Italia sia piena di comunisti?
«Berlusconi è vissuto ai margini di un’epoca in cui il comunismo dava molto fastidio a questo Paese. Ma io questo Paese lo conosco meglio di lui. Napolitano è un comunista di quelli retti. Non si può più dire che un comunista non è una persona perbene».
Ma allora perché Berlusconi...
«Lo fa per il suo partito. Non è contrario ai comunisti. È contrario alla dottrina comunista. Quando entrò in politica io gli dissi tra le altre cose: “Ricordati che sei ricco”».
E cioè?
«Volevo dire: non hai bisogno di nessuno, sei una persona libera. Hai tutto. Ottima situazione per chi deve governare. Gli feci l’esempio di Pericle, che è il mio campione. Pericle era di una famiglia ricca. E ha inventato la democrazia»:
Meglio che governino i ricchi…
«Lui…».
Lui chi?
«Berlusconi. Quando ha lasciato il San Raffaele, dopo l’aggressione con la statuetta del Duomo, ha cominciato a predicare l’amore. L’amore costa. Ma costa di più a quelli che non sono disposti ad amare».
Infatti i cosiddetti comunisti…
«Io a Berlusconi l’ho detto: guarda che devi avere un’opposizione, altrimenti non duri».
E lui che cosa risponde?
«Dice: "Che ci posso fare? L’opposizione non c’è”».
C’è Di Pietro, comunque.
«Non potrà mai essere vera opposizione, perché ci vuole pensiero».
Le hanno mai chiesto di scendere in politica?
«Me l’hanno chiesto, ma non era possibile. Sono sacerdote».
E fare il sindaco di Milano?
«Che lazzarone che è lei, sa già tutto. Ma non era possibile, il codice di diritto canonico non lo concede».
L’avrebbe fatto?
«Mi hanno proposto anche altre cose, molto più importanti».
Ma tanto il diritto canonico non lo consente.
«Quello lo consentiva. Era una cosa importante, importantissima».
E perché non ha accettato?
«Perché ho il San Raffaele. Che è ancora più importante».
Parliamo dei 120 anni.
«È scientificamente provato che si può arrivare a un’età media di 120 anni. Siamo arrivati alla mappatura del genoma. Io leggo il suo genoma anche quando è bambino. Sono 30 mila geni e se vedo una mutazione di geni, allora vado a cercare il perché».
Il famoso Quo vadis?
«Lo faremo. Abbiamo il terreno. Stiamo cercando i soldini. Sarà il Centro nel quale si previene. Si chiama medicina predittiva: si predice quale sarà la patologia di ogni persona leggendo il genoma, con un microchip sottopelle. Abbiamo già provato, leggiamo tutto col microchip, la temperatura, le funzioni, i mutamenti, l’andamento delle cellule. Il microchip avverte quando c’è qualcosa che non va. Ha capito bene?».
Non ho capito che vantaggio c’è ad arrivare a 120 anni.
«Lei ha studiato il catechismo?».
C’entra?
«È convinto lei di essere fatto di corpo, di intelligenza e di spirito?».
Non saprei.
«E allora di cosa è fatto?».
Che ne so?
«Di putredine soltanto?».
Di me parliamo la prossima volta, le dispiace?
«No caro signore, ne parliamo subito. Lei è fatto di corpo, di intelligenza e di spirito, non può negarlo».
Non lo nego. Però vada avanti.
«Bene. Altrimenti attaccavo con Socrate e la stendevo per terra».
È quello che temevo.
«Silvio Berlusconi mi ha chiesto di farlo campare fino a 150 anni. Lui pensa che arrivando a 150 anni metterà a posto l’Italia».
Ma se non ce l’ha fatta finora...
«Un po’ per volta».
Ma vale la pena?
«Vale la pena perché dobbiamo ambientarci bene in questo mondo che non conosciamo. La nostra intelligenza però ha come suo campo di conoscenza e perciò di felicità, non soltanto il naturale, ma anche il metafisico. Chi si occupa del metafisico e dello spirito? Chi si occupa dell’oltre-metafisico?».
Don Verzé, io non lo so.
«Noi viviamo una vita da animale. Curiamo la nostra salute, l’alimentazione, l’ambiente. Ma non l’intelligenza, che vuol dire studio, approfondimenti, fino al metafisico, lo spirito non lo curiamo. Ci assimiliamo al Vangelo, come io cerco di fare, perché vorrei essere il Cristo dei nostri tempi. Lui era un drammaturgo e diceva: “Alzati e cammina”. E diceva: “Se avete fede in me”, e io ce l’ho, “farete miracoli come quelli che ho fatto io”. Io ho risposto al signor Gesù: “Infatti Signore tu non hai fatto l’ospedale San Raffaele e io l’ho fatto”».
Lei è andato oltre.
«Me l’ha detto lui».
Insomma qui fate i miracoli.
«Noi tiriamo fuori tanta gente con già tutti e due i piedi nella tomba».
Se i suoi ricercatori scoprissero la vita artificiale...
«La cellula artificiale nessuno può crearla. È come l’anima. Lo può fare soltanto chi sa farlo “ex nihilo sui et subiecti”. Capito?».
Se i suoi ricercatori…
«Non mi deve fermare. Il creare non è dell’uomo. L’uomo quanto a corpo, è derivato dai genitori per delega di Dio (“crescite et multiplicamini”). Ma quanto anima razionale che ne costituisce il suo Io, non può derivare che direttamente da Dio perché è immateriale, è spirito e lo spirito non è fatto di parti; è semplicissimo, per ciò incorruttibile».
Don Luigi, lei fermerebbe i suoi ricercatori se…
«Non capisce niente, vero?».
Niente. Ma la domanda era: ferma i suoi ricercatori se vanno in una direzione che la Chiesa non vuole?
«No. La scienza non la ferma nessuno, nemmeno la Chiesa».
Lei un aborto lo praticherebbe?
«Uccidere è una cosa terribile. Io odio i corvi. Sa perché? Perché mi mangiano le anitrine. Le anitre fanno una covata e i corvi si portano via le anitrine piccoline. Li odio».
Sa come sono fatti i corvi…
«Oggi abbiamo preso un corvo vivo».
L’ha ucciso?
«No, gli ho parlato. Gli ho detto: “Delinquente”, picchiandolo sulla testa. Adesso è in un gabbiotto e lo nutro. I suoi amici corvi passano, vedono e imparano che non bisogna mangiare le anitrine».
Fermo restando che lei non muore prima dei 150 anni, come vuole morire?
«Ho un patto con Gesù. Non l’ho mai detto a nessuno».
Ottima occasione per dirlo a me.
«Una volta ho detto al Signore: “Basta Signore, sono troppo vecchio”. Cinque anni fa».
E lui?
«Mi ha detto: “Comportati come uno che ha vent’anni. Il tempo è mio”. Lei che cosa avrebbe risposto?».
Non ho queste conversazioni.
«Io ho risposto: va bene».
Lei ha staccato la spina una volta a un suo amico.
«Non ho staccato la spina. Ho detto ai medici: “Fate quello che pensate sia giusto fare. Arrangiatevi. Non me la prendo io questa responsabilità».
Una volta la curia ce l’aveva con lei. Oggi non è più così. Come mai?
«Tanti vescovi e tanti cardinali sono venuti qui. Li abbiamo sempre curati bene».


Luigi Maria Verzé è nato 90 anni fa a Illasi, nel Veronese
Carattere combattivo, ex segretario di
Giovanni Calabria, poi diventato Santo, è sacerdote dal 1948 Accademico e fondatore dell’Ospedale San Raffaele di Milano

Claudio Sabelli Fioretti - La Stampa, 12 luglio 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

Poverino è proprio vecchio...
Se Berlusconi, vecchio pure lui, si consulta con persone di questo genere, come prima con Baget Bozzo, è veramente un pericolo per il futuro dell'Italia.
Ha ragione Fazio, il ministro della sanità: la durata della vita è una cosa la qualità è un'altra.
Frequento la casa di riposo nella quale vive mio papà e sperimento quotidianamente la realtà dell'essere vecchi e da loro traggo forza e vita per l'esempio di saggezza e sopportazione che mi trasmettono per tutto ciò comporta il loro stato di vecchiaia.
L'espressione che spesso ricorre è: aspetto che LUI mi chiami...
Non temono la morte anzi la invocano e l'attendono serenamente.
Don Verzè, come buona parte dei sacerdoti, ne ha paura, ma è umano anche se è un prete!!!
Dopo tutto anche Cristo, da uomo, nell'orto del Getzemani disse: Padre allontana da me questo calice e sudava sangue...