domenica 16 ottobre 2005

Rock e Lsd

Eccomi qua, dopo una settimana passata a parlare di cocaina e di droghe, a esaltare un disco frutto dell'era psichedelica. Eppure se non ci fosse stata l'Lsd probabilmente Ken Kesey non avrebbe scritto Qualcuno volò sul nido del cuculo, Michelangelo Antonioni non avrebbe girato Blow up e Zabrinskie Point, Jimi Hendrix e i Doors chissà cosa avrebbero scritto e Mario Schifano chissà cosa avrebbe creato, tanto per fare alcuni esempi.
I Love , fondati dal chitarrista Arthur Lee nel 1965, firmarono un contratto con la Elektra l'anno successivo e il loro terzo album, Forever Changes, quando uscì sul mercato nel novembre del 1967, fu salutato come un capolavoro al pari di Sgt Pepper's Lonely Heart Club Band dei Beatles. Con Lee c'erano John Echols, Brian Maclean, Ken Forssi e Michael Stuart.


Nel disco è presente anche un'orchestra di archi che non sovrasta mai la voce di chi canta, nè gli accompagnamenti di chitarra e non altera la bellezza e la delicatezza delle melodie.
Forever Changes contiene ballate melanconiche alternate a evoluzioni psichedeliche con armonie vocali 'inglesi' e virulenti assolo di chitarra elettrica.Pezzi come A House Is Not A Motel, The Red Telephone e Live And Let Live sono indimenticabili.
Questo è il disco che diede il successo definitivo ai Love e probabilmente uno dei top ten dell'era psichedelica. L'uso e la detenzione di Lsd in California era stato vietato l'anno precedente e nell'ottobre del 1967 con un simbolico funerale venne decretata la fine della Summer Of Love. L'Lsd continuò a essere l'ingrediente principale del rock della West Coast mentre sulla costa opposta i Velvet Underground sperimentavano ingredienti diversi. Ma questa è un'altra storia.

At my house I’ve got no shackles
You can come and look if you want to
In the halls you’ll see the mantles
Where the light shines dim all around you
And the streets are paved with gold and if
Someone asks you, you can call my name

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