lunedì 10 marzo 2008

Quella notte a Dolcedo

Scrivere di un romanzo di Marino Magliani per me è un pochino imbarazzante, per due motivi:
1) con Marino ormai siamo amici da tempo e questo potrebbe influenzare il mio giudizio;
2) Marino scrive della Liguria, e, in particolar modo, di questo tratto di Liguria dove sono nato e cresciuto e anche questo potrebbe condizionarmi.
Mentre pensavo a queste cose, mi chiedevo se un romanzo di Cesare Pavese suscita sensazioni diverse, se a leggerlo è un langarolo o un siciliano, per esempio. Conosco le Langhe, ma certo non come uno che ci è nato e cresciuto. Sono stato alla Locanda dell'Angelo, a Santo Stefano Belbo, dove Pavese scriveva e già mi dicevo che leggere lì un suo romanzo dev'essere diverso che leggerlo da imperiese sul molo di Imperia.
Ma poi, sempre per cercare di evitare l'influenza, mi dicevo che un romanzo è un romanzo, a prescindere da dove lo si legga.
Così, quando ho preso a leggere il nuovo lavoro di Marino, Quella notte a Dolcedo, uscito per Longanesi giovedì scorso, ho cercato di non pensare a lui, o perlomeno di pensarci il meno possibile.



Capirete che è un'impresa perché se già dalle prime pagine leggi della stazione di Porto e, più avanti, dei laghetti di Lecchiore o dei partigiani Felice Cascione e Silvio Bonfante, inevitabilmente ti cali in quei posti che conosci come le tue tasche, e in quei personaggi di cui tanto hai letto e sentito parlare. Ma nella lettura mi ci sono immerso, al diavolo tutte queste considerazioni.
Nel romanzo Marino si scinde in due: secondo me, infatti, è in parte Lori, una globetrotter nata a Dolcedo e che, girando per l'Europa, ogni anno torna al suo paese natìo. Anche Lori, come Gregorio ne "Il collezionista di tempo", ha dato quel famoso esame in cui, stranamente, erano stati promossi solo "particolari" studenti.
E in parte è anche Hans, un soldato delle SS che aveva fatto la guerra nella Valle e che nell'estate dell'89 torna per qualcosa che aveva in sospeso con il passato. Si stabilisce in un paese un po' più a monte, vivendo in semiclandestinità prima in un canneto e poi nell'oratorio della chiesa. La Valle è piena di tedeschi che hanno comprato ruderi e li hanno ristrutturati: anziani che forse lì hanno combattuto contro i partigiani e giovani che della Grande Guerra sanno solo di averla persa. Per lui non è difficile confondersi con quella gente.
Anche Hans, per finanziarsi il soggiorno, lavora di braccia: rimette a posto i muri di pietra a secco, pulisce giardini e ripara tetti con Manfred, il suo giovane socio.
Marginalmente troviamo ancora Gregorio che sta facendo le prove tecniche di prigionia: è un ladruncolo che va e viene dalle patrie galere per piccoli furtarelli.
Crollano i muri delle fasce perché nessuno se ne cura più, a Sorba, e crolla il Muro di Berlino. Nel bene e nel male il destino di Hans è legato ai picconi e alle pietre.
Si potrebbe forse dire che è un romanzo sul tradimento e sui morti che prima o poi tornano in superficie: esseri umani morti qualche anno prima o mammut estinti migliaia di anni fa, non importa.
Finito di leggere mi è venuto spontaneo, alla faccia dell'influenza, dire a mezza voce: "Bravo Marino!" perché questo è a mio avviso il suo miglior romanzo.
Altri ne parleranno, Marino riceverà complimenti da persone molto più colte e autorevoli di me, ma i miei, sinceri, voglio mandarglieli lo stesso perché li merita tutti.

7 commenti:

zefirina ha detto...

mi hai convinto lo aggiungo alla mia lista dei desideri...

Daniele ha detto...

Dato che mi hai detto che dalle tue parti c'è stata una mezza maratona sono venuto a vedere dove abiti... ma non l'ho trovato... dove sei? :-)

Melina2811 ha detto...

Ciao e buona serata da Maria

Franca ha detto...

Credo che conoscere i luoghi di cui parla l'autore possa dare al lettore sensazioni diverse rispetto a chi non li conosce, ma non credo che per questo il giudizio ne esca falsato.
E' solo diverso perchè coglie sfaccettature diverse...

Anonimo ha detto...

grazie a tutti.
A Franca direi una cosa che
sosteneva Pavese. Sí, certo, ma anche chi ricorda, un paesaggio, una storia, alla fine la scopre
ricordandola.

Anonimo ha detto...

scusate. non mi sono firmato.
Sono l'autore del libro.
marino

Melina2811 ha detto...

Ciao e buona giornata da Maria