domenica 18 marzo 2007

Berlusconismo [II]

La più completa enciclopedia scritta su Berlusconi contiene anche l'autorevole parere di Renzo Foa riguardo la politica estera rilanciata dal Cavaliere.

"[...]Non mi limito a parlare di politica estera. Questa categoria, che attiene direttamente all'arte di governare, è troppo restrittiva, direi angusta, per consentire di riflettere sulla svolta che c'è stata. Lo dico anche se in questi anni ho sempre pensato che la riforma più importante realizzata dal Berlusconismo di governo riguardi proprio la politica estera. [...] Con le missioni in Afghanistan e in Iraq e con tutto ciò che queste missioni hanno sottinteso: cioè l'assunzione di una responsabilità sul fronte del contrasto all'offensiva terroristica e quindi all'allargamento della democrazia e della libertà nel mondo[...]"

E' proprio di oggi la notizia che alcuni comunisti americani hanno parlato con il bimensile Rolling Stone: Zbigniew Brzezinski, il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca ai tempi di Jimmy Carter; Richard Clarke,l responsabile per l'antiterrorismo alla Casa Bianca tra il 1992 e il 2003; Tony McPeak, un generale in pensione, esponente dello Stato Maggiore interforze al momento della prima guerra del Golfo e Michael Scheuer, ex responsabile dell'unità Osama bin Laden alla Cia.
Tutti e quattro sono d'accordo su un punto: "Comunque vadano le cose, il conflitto in Iraq, per gli Stati Uniti e per l'Occidente, è una guerra perduta."
Gli scenari che si prospettano, in linea di massima, sono tre: guerra civile, rischi di pulizia etnica e timori per un terzo conflitto mondiale.
Clarke sostiene che l'Iraq si è trasformato in una base per i terroristi e che c'è già una guerra civile: "abbiamo inviato 150mila truppe e non siamo in grado di fermarla''.
Michael Scheuer dice che "il pasticcio attuale non è nulla paragonato al disastro di domani, una volta lasciato il paese. Qualunque cosa succederà, gli islamici hanno battuto ambedue le superpotenze: prima l'Unione Sovietica in Afghanistan, ora gli Stati Uniti nel cuore dell'Islam''.
Il generale McPeak teme ''una dittatura degli sciiti, con un nuovo Saddam, ma vestito da religioso e non da militare."
Clarke se la prende pure con quelli che dicono che lasciando l'Iraq la regione si destabilizzerà completamente, ricordando che ai tempi del Vietnam si diceva che se gli americani avessero lasciato quel paese sarebbero crollati l'Indonesia, la Malaysia, la Thailandia e le Filippine.
Brezniski afferma che se gli americani non si ritireranno e non cercheranno una soluzione regionale, la guerra in Iraq si estenderà all'Iran. E se gli Usa verranno coinvolti in Iran, c'è "la prospettiva di un impegno ventennale, con violenze in Iraq, Iran, Afghanistan e probabilmente in Pakistan''.
Sul New York Times il giornalista Frank Rich ha recuperato le migliori dichiarazioni fatte all'inizio della guerra.
Questa di Dick Cheney è una delle più carine: ''Ci accoglieranno come liberatori''.
Telefonate voi a Renzo Foa?
fonte: Ansa

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Completamente staccato dalla realtà... forse continua a ripeterselo per crederci... o ripeterlo agli altri affinché ci credano... senza speranza!

Barbara Tampieri ha detto...

Zibi Brzezinski è colui che affermava in tempi passati che era giusto che Osama Bin Laden e i suoi Mujaheddin (sembra un gruppo anni 60) aiutassero la CIA in Afghanistan perchè "L'Unione Sovietica doveva avere il suo Vietnam".
Chi di Vietnam ferisce di Vietnam perisce.