Rock'n'Pope
Visto che questa settimana il tema dominante è stato lo spinello, oggi vi parlo di David Peel, un personaggio a dir poco bizzarro che alla fine degli anni sessanta frequentava a New York il Lower East Side, nelle cui vie si potevano incontrare drogati, fricchettoni e gente uscita di testa per abuso di allucinogeni.
Lui e qualche "compare" (giusto i Lower East Side) si mettevano a un angolo e cantavano (se così si puo' dire) tutto quello che l'America non voleva sentire: versi satirici e irriverenti, inni alla marijuana, comizi veri e propri con tanto di "pubblico" a sentire e applaudire.
Il primo disco, registrato dal vivo in strada, s'intitolava proprio "Have a Marijuana" e conteneva pezzi con titoli provocatori del tipo "I Like Marijuana", "I've Got Some Grass" e così via.
Era un anarchico sul tipo dei Fugs o dei mitici Country Joe And the Fish, solo che lui la metteva sulla droga, gli altri più sul sociale e forse, senza rendersene conto, era una figura pre-punk.
Ovviamente ebbe seri problemi con le case discografiche e i suoi dischi furono banditi in quasi tutto il mondo, eccetto il Canada, gli USA e il Giappone. La Apple inglese (la casa discografica dei Beatles) nel 1972 gli fece incidere questo terzo "The Pope Smokes Dope", addirittura prodotto da John Lennon e Yoko Ono, un tantino più ricercato nelle parti strumentali e con episodi dal titolo "Everybody's Smoking Marijuana", "F Is Not a Dirty Word", l'omaggio a John Lennon "The Ballad Of New York City" e lo scherzo finale "The Pope Smokes Dope".
In copertina la scritta dice "Registrato da sdraiati nelle vie del Vaticano".
P.S. In questi giorni si è pure parlato dell'annuncio di David Gilmour riguardo la fine definitiva dei Pink Floyd.
Per quanto mi riguarda i Pink Floyd erano già mezzi morti dopo i primi due album ("The Piper at The Gates of Down" e "A Saucerful of Secrets") e del tutto dopo "Wish you were here".
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