Ex compagni che exbagliano
Stamattina pensavo ai cantautori italiani perché alla radio la brava Silvia Boschero ha fatto riascoltare l'intervista agli Avion Travel e Paolo Conte.
E ho riflettuto sul panorama musicale italiano di sempre: a parte la canzone napoletana, tutti hanno copiato dagli stranieri (Nordamericani e Inglesi, soprattutto).
I gruppi (i famosi "complessi") degli anni sessanta non si facevano scrupoli: prendevano pari pari un brano staniero, ci mettevano quattro parole in italiano e lo incidevano*.
Poi i cantautori ci hanno messo un po' più del loro, soprattutto nei testi: Guccini, Fossati, Conte per nominarne solo qualcuno.
Quelli del filone politico ci mettevano l'impegno, ma se non fosse stato per Woody Guthrie e Bob Dylan, non sarebbero mai esistiti.
Gli altri copiavano dagli chansonnier francesi (Gino Paoli, Sergio Endrigo ecc.).
Naturalmente mi piacevano e li ho sentiti e risentiti: Luigi Tenco, Claudio Rocchi, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Francesco Guccini e via dicendo.
Solo che li ho seguiti fino a circa vent'anni fa (o forse più) perché a un certo punto della mia vita di ascoltatore musicale non ne potevo proprio più.
E se con loro non avrei mai fatto ciò che John Belushi fa in Animal House, quando prende la chitarra di quel folksinger in stile Nashville e gliela spacca sulla ringhiera della scala, mi limitavo a pensare: "E basta!" ogni volta che usciva un loro disco nuovo.
Lasciando perdere le cose poco simpatiche che ho sentito su alcuni cantautori nostrani, già all'epoca d'oro (dal '68 fino all'80) non ho mai sballato per loro e se non mi sono mai lasciato trascinare da Berlinguer, figuriamoci da Guccini o gli Stormy Six.
Per cui non mi scandalizzo più del dovuto se Lucio Dalla si sveglia e dice quel che dice o se Francesco Guccini rivela queste altre cosine perché al limite, sono problemi di chi ci sbava(va) dietro.
Una cosa sola mi manca, tanto per completare il quadretto: che qualcuno scovi le prove che Lucio Battisti frequentava prima i tipi di Lotta Continua e poi quelli di Autonomia Operaia.
*Alcuni esempi di coveraggio all'italiana:
Equipe 84: Io ho in mente te (You Were On My Mind - Barry McGuire/We Five)
Dik Dik: Senza luce (A Whiter Shade of Pale - Procol Harum)
Camaleonti: L'ora dell'amore (Homburg - Procol Harum)
Maurizio (quello dei New Dada che in epoca punk si era ficcato una spilla nella guancia, passato il punk, se l'è tolta. Come Anna Oxa, peraltro, o come Gianni Agus quando butta via la spilla del fascio nel film "I due marescialli"): Guardami, toccami, aiutami, guariscimi (See Me, Feel Me - Who)
Nomadi: Come potete giudicare (The Revolution Kind - Sonny Bono)
Patty Pravo: Ragazzo triste (But You Are Mine - Sonny con sua moglie Cher)
Con il massimo rispetto, eh!
13 commenti:
Possono dire quello che vogliono, ma i cantautori italiani "impegnati" sono stati la colonna sonoro della mia vita e di tanti altri che con loro hanno scoperto l'impegno civile e politico.
Se non erano sinceri il problema è loro, non nostro
E di De Andrè cosa ne pensi?
Dato che non lo citi :)
E di Battiato?
Ah dimenticavo... tra le cover più divertenti (a me fa solo ridere) io metterei anche 'Sognando California' dei Dik Dik
http://www.youtube.com/watch?v=IqRmtZFMU5o
La versione originale invece era dei Mamas and the papas! http://www.youtube.com/watch?v=-wI6uAOHzvo
@Franca: beh...un tantino preso per i fondelli me lo sentirei se ci avessi creduto ciecamente, non ti pare?
@Bahrabba: loro (soprattutto De André) sono altra cosa.Poi guardo il video ;-)
caro ed ti tocca di partecipare al tahnk.....etc etc ti ho nominato
non m i toccare il lucio però.... è la colonna sonora della mia adolescenza, perchè in quanto a canzoni e musica non sto dietro a bandiere di nessun colore
Lucio Dalla suonava solo perché lo pagavano? Che gran sorpresa, vero, per un professionista!
In un mondo in cui tutti diciamo quello che comoda ci stupiamo se Guccini guardava con accondiscendenza all'America?
Nel '68 i miei genitori erano troppo giovani per avere un figlio, ma quello che vedo nella sinistra giovanile di oggi è semplicemente un bisogno di simboli e di aggregazione. Poche delle persone che girano o han girato bardate nei loro eskimo D&G e con la loro bella kefia sanno cosa significhi: sanno solo che così son vestiti uguali uguali ai loro amici.
E non ho ragione di dubitare che anche 40 anni fa il mondo pullulasse di questa gente.
Per quanto riguarda i discorsi su molti cantanti e cantautori non posso non discordare da quello che è scritto: il tradurre le canzoni non era plagio, ed è pratica non dissimile dalla moda odierna delle cover.
Paolo Conte, che involontariamente ha generato questo tuo post, non è mai stato politicamente schierato.
De André a parer mio non è mai stato di sinistra: era semplicemente oltre ogni canone prefissato.
Beato lui.
Sono d'accordo con te Ed, benchè io stia ascoltando qualcuno di quelli che hai citato solo da pochi anni. Che poi ti vien da pensare che a seconda di come tira il vento... Ciao, Dblk
Io ho creduto nei contenuti e qualcosa di buono mi è tornato indietro. E' in questo senso che dico che la coerenza è un problema loro...
@Zefirina: grazie. Figurati se ti tocco il Lucio, l'unico che si impegna a far crescere il pil(u) italiano!
@hadamard: ho usato il termine "coveraggio" infatti. Le cover sono pezzi di un autore rifatti da altri con testo e titolo immutato, come immagino ben saprai.
@Franca: se si parla di contenuti sono d'accordo con te. Ma a questo punto te ne racconto una che forse non sai. A un noto cantautore di cui preferisco non fare il nome, che si faceva le feste dell'unità, da una associazione della sua città natìa era stato chiesto di partecipare a un concerto di beneficienza, giusto in quella città. Ha chiesto non so quanti milioni e ovviamente l'associazione ha detto: "Grazie, va bene lo stesso"
Sì, lo so bene (anche se "immutato" è un termine spesso improprio per le cover).
L'italietta degli anni '60, però, poco se ne faceva delle cover, con il 90% delle persone che non capivano l'inglese. Da qui l'esigenza di riproporre i successi esteri in italiano. Mi ripeto: non c'era plagio, gli originali erano riconosciuti pubblicamente. E' stata una moda che non si è del tutto esaurita (vedi, ad esempio, E se dio fosse uno di noi, di Finardi, mi pare, che è la traduzione di One of Us, o di Ligabue che traduce i REM con "a che ora è la fine del mondo").
Nulla di nuovo sotto il sole, come vedi...
Non me ne parlare, non me ne parlare, non me ne parlare, non me ne parlare, non me ne parlare...
L'ho passata anch'io quella fase ormai (mica vero, mica del tutto!), ma il nome virtuale resta, vedi?
;)
...e pensare che ho fatto le foto in via Paolo Fabbri 43 da bambina
:P:P:P
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